Quattro anni fa mi sono recato a Roma per animare un corso di educazione all’immagine, che è la mia principale attività professionale.
In questa occasione ho incontrato gli occupanti del Teatro Valle, luogo di sperimentazione culturale e politica, che stavano costruendo un modo nuovo di gestione dei Beni Comuni.
Questa esperienza, che apre il dibattito sulla gestione degli spazi culturali, visti come Beni Comuni, è quella che ha dato avvio alla mia ricerca.
In stretta correlazione con l’apertura di questo luogo, si innestano poi la vittoria del referendum sull’acqua pubblica e il dibattito sui Beni Comuni in Italia.
“Dimensione orizzontale” è il risultato di un anno e mezzo di ricerca e sopralluoghi e 2 anni di riprese.
Nel dibattito pubblico sono dei sociologhi, economisti, storici, geografi, specialisti del diritto… che ci offrono una fotografia dell’esistente, come Elinor Ostrom, premio Nobel dell’economia nel 2009.
Con “Dimensione orizzontale” voglio mettere in evidenza i tratti comuni fra acqua pubblica, cultura e democrazia partecipativa.
Nel 2011, ventisette milioni di cittadini si sono espressi a favore della gestione publica dell’acqua. Fra gli organizzatori di questo referendum, tre personaggi si distinguono. Ugo Mattei, giurista e professore di diritto pubblico, Alberto Lucarelli professore in diritto costituzionale e Stefano Rodotà, deputato, giurista e presidente della commisione parlamentare sui Beni Comuni in Italia.
Nei primi due capitoli di questo documentario saranno le guide per capire come i Beni Comuni contribuiscono alla protezione dei diritti fondamentali, a seguito delle proposizioni della commissione Rodotà.
Farò viaggiare lo spettatore in varie città italiane. In primo luogo Napoli, una delle rare città che ha creato una società pubblica e partecipata per la gestione del servizio idrico dopo il referendum, e quindi la Lombardia, mia regione natale.
Desidero anche fare un parallelo con il mio paese d’adozione, la Francia.
Mi baserò su Parigi, che ha rimunicipalizzato il servizio della gestione dell’acqua nel 2010.
A questo proposito citerò le parole di Anne Le Strat, vicesindaco e presidente di “Eau de Paris”, incaricata della transizione da Veolia (società privata che gestiva l’acqua di Parigi) alla municipalità. “L’esperienza di Parigi ha messo in moto un processo, mostrando che era possibile fare una riconversione su grande scala, in una grande metropoli […] ora le città dispongono di un precedente su cui fare leva per negoziare e ottenere importanti riduzioni del prezzo dell’acqua, il miglioramento del servizio, dei contratti d’obbiettivi […] Noi abbiamo dimostrato che era possibile”.
Come segnalato sopra, il 2011 è un anno cerniera per la gestione dell’acqua, ma anche per le iniziative culturali cittadine.
Per illustrare questa dinamica nel settore culturale prenderò degli esempi che hanno aperto un ciclo di occupazioni militanti a carattere culturale.
Il Teatro Valle a Roma, Il collettivo Macao a Milano e L’Asilo Filangieri a Napoli.
Con questi tre esempi espongo un’evoluzione culturale delle pratiche dell’occupazione, ma anche un’evoluzione dei rapporti con le istituzioni.
L’occupazione è spesso una cassa di risonanza e una pratica concreta anche se illegale, per creare degli spazi associativi, per difendere un bene, dei valori e propore un progetto comune.
- Il Teatro Valle ha creato un modello di gestione artistica e culturale con uno statuto legale, proponendo la costituzione di una fondazione.
- Il colletivo Macao ha proposto un modo di gestione degli spazi abbandonati, permettendo di riflettere sul loro utilizzo.
- L’Asilo Filangieri chiude il cerchio. Nato come occupazione, è diventato un luogo di cultura, l’amministrazione comunale ha riconosciuto il valore economico di produzione culturale, generato dal processo di autogoverno, nonché il valore di cooesione sociale per il quartiere.
Riporto un’espressione che circola in questo luogo culturale: “Abbiamo imparato l’arte e la tecnica del diritto e l’abbiamo messa al servizio d’un obbiettivo sociale e collettivo.”
“Oggi” è nato il cittadino ideale? che si prende cura della cosa pubblica nell’interesse generale, cittadini che si impegnano a difendere i luoghi pubblici, a studiare, a formarsi per occuparsi al meglio dei Beni Comuni??
Giuseppe Micciarelli, Ricercatore in filosofia politica, giurista e recentemente premiato dalla Fondazione Elinor Ostrom per i suoi lavori sugli “Usi Civici” sarà la nostra guida in questo capitolo.
In parallelo altre forme di rapporti fra cittadini e istituzioni fanno apparizione in Italia.
Gregorio Arena, dottore in diritto amministrativo, fondatore e presidente della struttura “Labsus”, presenterà la “Carta dell’amministrazione condivisa” che ridefinisce la composizione degli organi di decisione fra attori politici, e la società civile,
Questa carta si basa sulla revisione della Costituzione Italiana, che integra il principio di Sussidiarietà Orizzontale e il suo quadro legislativo (2001).
Nel concreto, presenterò i lavori realizzati da circa quattro anni da un gruppo formato da ricercatori universitari, giuristi, urbanisti. Questi propongono ai consigli municipali un “contratto” per costruire un nuovo modello di società caratterizzato dalla presenza attiva dei cittadini, solidali e responsabili, alleati con le amministrazioni per la cura dei Beni Comuni Urbani.
Questo regolamento è stato adottato da circa 170 comuni.
Gregorio Arena ci spiegherà delle difficoltà incontrate, delle opposizioni degli amministratori che temono che il loro potere di rappresentanza sia minacciato dalla democrazia partecipativa e dall’intervento diretto dei cittadini.
Per Labsus formare il personale e i cittadini, creare nuovi strumenti di collaborazione, spiegare le regole e i doveri è un passagio obbligato, è un passo essenziale, affinché queste collaborazioni siano accettate.
Quello che mi interessa e che mi sembra meriti di essere valorizzato è la ricchezza della società civile, del mondo associativo, dei giovani che stanno riformulando e proponendo nuove forme di partecipazione alla vita dei cittadini.
Mi interesso all’Italia dei quartieri, dei collettivi, di chi osa dire no, l’Italia della solidarietà, a quell’Italia che elabora nuove regole che passano anche per la legislazione.
Mi interesso dunque a chi lavora a tutte le proposte sui Beni Comuni a beneficio della società civile malgrado il silenzio assordante delle istituzioni.
Dunque Bene Comune come forma di riscatto sociale, come prospettiva verso un avvenire più giusto.
“L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a prepar l’avvenire”.
Iscrizione sul frontone del Teatro Massimo di Palermo.
La forma
La forma di questo film sarà quella d’un documentario stile road movie. Per ottenere questo effetto, mi metterò in scena come un personaggio in cerca di una meta! Il mio personaggio utilizza l’immagine e la voce come una narrazione. (voce fuori campo)
Il mio commento, darà alla trama vita e dinamica, permetterà di fornire un certo numero di informazioni necessarie, alla logica e al ragionamento, sarà una passerella per legare l’insieme delle testimonianze. Le esperienze che parlano di beni comuni sono l’obiettivo! La meta è il Bene Comune.